arte della divinazione

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martedì 9 giugno 2015

la Bhagavadgītā: tra induismo e tarocchi (la ruota della fortuna e il karma)


Ai tempi dell’università una simpatica collega amante dei fiori di Bach, dello yoga e  del buddhismo, un giorno mi scrisse un biglietto consigliandomi di leggere la Bhagavadgītā:
per chi non lo sapesse, si tratta di un testo sacro al pari della Bibbia e del Corano, composto da 18 cap, 700 versi ed appartiene alla religione induista.
*Più che un astratto trattato di filosofia, si può considerare un pratico manuale di vita nel quale si affrontano tematiche spirituali di valenza universale; questo spiega la notevole diffusione del poema sacro anche in Occidente, in buona parte dovuta anche alla testimonianza di personaggi che basarono la propria vita sugli insegnamenti di questo Testo, tra i quali il Mahatma Gandhi:
“ La mia vita non fu che una serie di tragedie esteriori, e se queste non hanno lasciato su di me nessuna traccia visibile, indelebile, è dovuto all'insegnamento della Bhagavad Gītā.” 

*da wikipedia

Riporto a partire da questo post e nei successivi che pubblicherò prossimamente, quei passi che mi hanno maggiormente colpito in quanto trovo che abbiano una certa analogia con i tarocchi.

Iniziamo con l’arcano X la ruota della fortuna che è la ruota delle possibilità e delle rinascite; “samsara” in sanscrito sta appunto ad indicare il ciclo delle esistenze

Verso 8, cap 15 reincarnazione e karma

Come l’aria trasporta gli odori, così l’essere vivente, nel mondo materiale, trasporta da un corpo all’altro le sue diverse concezioni di vita. Così si riveste di una forma corporea, poi di nuovo l’abbandona per prenderne un’altra.
L’essere vivente è chiamato “isvara” controllore del proprio corpo. Infatti, secondo il suo desiderio può rivestirsi di un corpo + evoluto o trasmigrare in un corpo inferiore. L’essere gode di una certa indipendenza. Anche se infinetesimale, perciò diventa responsabile del corpo che assumerà nella prossima vita. Al momento della morte, lo stato di coscienza che si è formato durante la vita determinerà il suo prossimo corpo. Se si è creato una coscienza simile a quella dei cani o dei gatti, rinascerà sicuramente in un corpo di cane o di gatto; se la sua coscienza è situata in virtù prenderà il corpo di un essere celeste; e se si è stabilito nella coscienza di Krsna raggiungerà il mondo spirituale per vivere accanto a lui. E’ un errore credere che dopo la morte non esista + niente. L’anima individuale trasmigra da un corpo all’altro e il suo prossimo corpo dipenderà dal suo corpo e dalle sue azioni presenti; secondo la legge del karma otterrà un nuovo corpo, che dovrà poi nuovamente lasciare.
Dobbiamo esser coscienti che se l’uomo agisce fuori della coscienza di Krsna si perde nel vortice materiale, nell’oceano delle nascite e delle morti. La creazione materiale avviene sotto l’azione del tempo eterno e l’universo materiale è creato e poi dissolto dalla potenza del Signore. Le sue creazioni e dissoluzioni, o manifestazioni e non manifestazioni, si ripetono in un ciclo senza fine.



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